Lazise

STORIA DI LAZISE

È annunciata dal suo castello scaligero e dalla cinta muraria ben conservata. Abitata già in epoca preistorica, Lazise – il cui nome deriva da lacus, lago – fu un centro importante in epoca romana. Con i Longobardi fece parte della corte regia di Garda ed ebbe il suo momento di gloria nel X secolo, quando l’imperatore Ottone II concesse ai suoi abitanti numerosi privilegi, tra i quali diritti di pesca e l’autorizzazione a fortificare con mura turrite il vecchio castello. Nel 1077 l’imperatore Enrico IV confermò agli abitanti i loro privilegi sul lago, privilegi giustificati dal fatto che poco a sud del paese erano solite accamparsi le truppe imperiali che scendevano in Italia lungo la Val d’Adige. Nel XII secolo fu libero Comune. – Sia il castello sia le mura vennero rafforzate con gli Scaligeri, quindi, dopo un breve intermezzo dei Carraresi, nel 1405 anche Lazise passò alla Repubblica Veneta con l’inizio di un periodo di prosperità per la cittadina, i cui abitanti si arricchivano con i traffici che gravitavano attorno al porto. A circa cento metri al largo, di fronte al paese, giacciono i resti di una galea veneziana, che si autoaffondò nel 1509, durante la guerra di Cambrai, per non cadere in mano al nemico. In quegli anni la cittadina venne ripetutamente saccheggiata dalle truppe imperiali e devastazioni da parte di truppe tedesche e francesi si ripeterono anche durante la guerra di successione austriaca (1701-1714). Dopo la pace di Campoformio, del 17 ottobre 1797, il confine fra l’Impero asburgico e la Repubblica Cisalpina – fra i quali era stato diviso il territorio della Serenissima – attraversava il territorio di Lazise.Durante la I guerra d’indipendenza, la zona fu teatro di scontri tra Austriaci e volontari italiani e nel 1866 passò al Regno d’Italia.

ARTE

laziseDopo aver parcheggiato nei pressi della Porta del Lion, ci avviamo verso il paese e poco prima di arrivare al porto vediamo alla nostra sinistra la villa Bernini,  fatta costruire nella seconda metà dell’Ottocento dal conte Giovan Battista Buri, che aveva acquistato e restaurato la rocca scaligera ormai in rovina, circondandola di un meraviglioso parco. La villa è inserita nell’area del castello scaligero, la visita del quale, come pure della villa, non è possibile se non in occasione di qualche concerto estivo. Le mura del castello sono rafforzate da sei torri scudate – cioè aperte verso l’interno -, mentre domina un grande mastio con basamento in pietra. Al porto troviamo la chiesa di San Nicolò, eretta in stile romanico nel XII secolo e al cui interno si trovano interessanti affreschi medioevali: all’esterno si ammira una bizantineggiante Madonna con Bambino del XIII secolo. Il campanile è della fine del ‘700. La vicina darsena, dove venivano riposte le navi degli Scaligeri, dopo essere stata trasformata in luogo di produzione del salnitro, indispensabile per la polvere pirica, nel 1607 fu riedificata e adibita a dogana per le merci con destinazione e provenienza lombarde. Nel porto sono ancora ormeggiate alcune barche di pescatori, che testimoniano l’antica vocazione peschereccia di questo paese, favorito dalla vicinanza di zone molto pescose oltre che da antichi privilegi. Il molo è intitolato ad un illustre personaggio di Lazise, Francesco Fontana (1794-1867), farmacista di professione e botanico, giustamente famoso per aver scoperto, nel 1824, la “salicina”. Seguiamo ora il lungolago e, ai primi canneti, alla nostra destra vediamo la villa della Pergolana, purtroppo non visitabile. Annessa alla villa è la cinquecentesca chiesa di Santa Maria delle Grazie, dove esisteva monastero francescano, in seguito – nella seconda metà dell’Ottocento – trasformato nell’attuale edificio padronale su disegno dell’architetto Giacomo Franco; contemporaneo alla villa è il romantico parco che degrada verso il lago. Ritornati alla piazza del porto, che conserva assieme ai vicoli che gravitano su essa un vago sapore veneto, andiamo alla Parrocchiale, eretta agli inizi del XIX sec. in stile neoclassico. Tra le ville, anche queste visitabili solo in occasione di manifestazioni particolari, ricordiamo Villa Bottona, nei pressi del camping “La Quercia”: il nome le deriva dalla presenza di botti gigantesche che si trovano nelle sue cantine e si presenta come un significativo esempio di revival medioevale, in voga nella seconda metà dell’Ottocento, con mura merlate e un ampio giardino. Poco distante, villa Bagatta, con un grandioso parco. Sulle colline moreniche dell’entroterra, in parte coltivate a cereali e a vigneto, troviamo la frazione di Colà (m 146), un piccolo borgo rurale abitato già in epoca romana, raccolto sulla sommità di un poggio attorno alla Parrocchiale settecentesca (1756-1762), al cui interno troviamo due tele di Agostino Ugolini, mentre in canonica è conservato un dipinto cinquecentesco del Farinati. La frazione di Pacengo è raccolta attorno alla chiesa parrocchiale, innalzata in stile neoclassico verso la fine del ‘700 su disegno dell’architetto Leonardo Rossi. All’interno del tempio possiamo ammirare un magnifico altar maggiore tardo settecentesco, ricco di marmi, attribuito agli scultori Zoppi e Antonio Spazzi, autori pure dei due angeli, in marmo di Carrara, che sostengono le acquasantiere della porta maggiore; la decorazione dell’interno è opera di Pio Piatti (1792), mentre in sacrestia troviamo un pregevole dipinto seicentesco di Marcantonio Bassetti, raffigurante il Battesimo di Gesù. Dalla statale, sulla sinistra si stacca una strada che porta al porto: la costruzione della diga interrompe il fitto canneto che orla tutta la costa e nei bassi fondali vicini sono stati trovati, ancora nel secolo scorso, numerosi reperti dell’età del Bronzo e avanzi di insediamenti palafitticoli; nelle vicinanze sono stati rinvenuti anche resti di costruzioni romane.

ATTRAZIONI

Nella campagna circostante sorgono alcune magnifiche ville, in una delle quali – villa dei Cedri, già Miniscalchi – si stende un parco termale aperto al pubblico: qui si trova un laghetto di circa 5.000 mq, dove dal sottosuolo scaturisce acqua termale a 37-C, con un enorme ricambio dell’acqua, pari al volume di metà lago al giorno (circa 3.500 mc in 24 ore). La villa padronale che si trova all’interno di questo complesso risale nelle forme attuali alla seconda metà del ‘700 ed è in stile neoclassico. I primi a dar vita al parco furono i Moscardo – proprietari prima dei Miniscalchi -, i quali si dilettavano di botanica e scrissero pure pubblicazioni sulle piante. Qui crescono sequoie vecchie di 200 anni, mentre un platano ha superato i tre secoli e mezzo di vita; abbiamo ben 150 cedri, quindi agrifogli, un gruppo di lecci giganteschi e degli straordinari corbezzoli; infine una magnifica serra in ferro battuto, risalente al 1850, consta di ben 2500 vetri e richiama analoghe costruzioni parigine. Altre due costruzioni interessanti, purtroppo non visitabili, sono la villa Da Sacco, del XVI secolo, con una torre merlata, e la vasta villa Solbiati, del XVIII secolo, rifatta su disegno dell’architetto Canonica.

Il Parco Natura Viva e un safari park sito tra Pastrengo e Bussolengo, nei dintorni di Lazise. Seguendo una strada con la propria macchina si possono ammirare struzzi, rinoceronti, leoni, tigri, scimmie e una moltitudine di specie di uccelli. Acconto a questo parco si trova lo Zoo, con dinosauri a grandezza naturale! La superficie totale di questi due parchi misura circa 24 ettari.