Garda

STORIA DI GARDA

Abitata in epoca preistorica e romana, la cittadina acquistò grande importanza a partire dall’alto Medioevo, grazie alla presenza della Rocca fortificata, posta a guardia del lago, da cui il nome – Garda, dal gotico Warda – del paese; dai Longobardi passò ai Franchi, con i quali venne elevata a contea – Judicaria gardensis. Dopo essere stata governata da ufficiali tedeschi di nomina imperiale, la fortezza passò a Turisendo dei Turisendi, il quale resistette per un anno (1162-63) all’assedio del Barbarossa; in seguito, dopo alterne vicende, la Rocca passò al Comune di Verona, assieme a tutto il territorio che faceva capo alla cittadina. Sul finire della signoria scaligera, nel 1387, dovette aprire le porte ai soldati di Gian Galeazzo Visconti, ormai vincitore sull’ultimo signore scaligero Antonio. Quindi anche Garda passò alla Serenissima (1405) e nel 1452 alcuni suoi abitanti, assieme ad altri di Torri e di Sirmione, acquistarono dai conti Becelli di Costermano i diritti sulla Peschiera di San Vigilio, con alcune fra le zone più pescose del Garda, costituendo una corporazione di mestiere ancora attiva ai nostri giorni.

Le Rocche di Garda

La piana di Garda è chiusa a sud dal bastione roccioso delle Rocche, coperte da una fitta vegetazione a ceduo e caratterizzate da sommità pianeggianti. La cosiddetta Rocca vecchia (m 294), che incombe sul lago, a partire dall’alto Medioevo fu sede di un’importante fortificazione che controllava tutto il basso lago; venne occupata dai Longobardi e dagli imperatori tedeschi e la sua decadenza si iniziò già nel Medioevo, dopo la distruzione voluta dall’imperatore Ottone IV (1209). Attorno alla metà del X secolo (951), nella Rocca fu tenuta prigioniera la regina Adelaide, vedova di Lotario, in seguito liberata grazie all’aiuto di un frate e di un’ancella, con i quali riuscì ad evadere e ad attraversare il lago per poi giungere a Canossa, dove incontrò il futuro imperatore Ottone I, che diventerà suo marito. Attualmente l’importanza di questo sito è puramente turistica, per il magnifico panorama che da qui si gode, e da qualche tempo si è iniziata una campagna di scavi col fine di istituire un parco archeologico. Separata da un valico boscoso, verso est, troviamo la Rocca dei frati (m 309), che prende il nome dal monastero camaldolese che qui si trova fin dal XVII secolo. Tutto l’eremo è cinto da un muro che ne garantisce la clausura, mentre l’accesso ai non religiosi è limitato alla chiesa e a pochi altri edifici. Nella chiesa, dedicata a san Giorgio, si aprono quattro cappelle laterali, dove si possono ammirare tele di Palma il Giovane (1544-1628) e di Francesco Paglia (1635-1714). Sopra l’altar maggiore – opera del famoso artista trentino Benedetti – abbiamo la pala con San Giorgio che uccide il drago, attribuita a Giovanni Tedeschi.

ARTE

La Parrocchiale di Garda, nel suo aspetto attuale risale al secolo XVIII, mentre la casa canonica  e il chiostro vennero costruiti nel XV secolo; il campanile fu innalzato nel 1571. Nel chiostro, sopra una porta del loggiato è murato un frammento di Ciborio, quello che resta dell’antica chiesa paleocristiana su cui sorse l’attuale. Appena entrati in chiesa, sulla parete di sinistra è incassata un’antica lapide di marmo, parzialmente coperta da un crocefisso ligneo del ‘500, con sopra incisa una bolla di papa Innocenzo II, del 1138. L’altare maggiore risale al 1716 e attorno a quegli anni si situa la maggior parte degli altari laterali. Abbiamo dipinti di Palma il Giovane e di Francesco Paglia, mentre in una lunetta del loggiato del chiostro si trova affrescato un Agnus Dei del XIV secolo, stemma dell’antica pieve di Santa Maria di Garda. I confessionali sono opera della scuola del celebre ebanista bellunese Brustolon. Nella piazza del porto si innalza l’antico palazzo dei Capitani, in stile gotico-veneziano, la cui costruzione risale ai secoli XIV-XV e nel quale, secondo la tradizione, risiedettero anche alcuni capitani del lago. Dalla piazza ci inoltriamo nel pittoresco centro storico, che conserva ancora l’antica impronta peschereccia, e andiamo verso la porta di San Giovanni, addossato alla quale si trova il cinquecentesco palazzo dei Fregoso, che prende il nome da una famiglia di origine genovese qui stabilitasi e che ospitò il Bandello, il quale in questa casa, secondo alcuni, scrisse la novella di Giulietta e Romeo. Suggestiva, sul lungolago, il grazioso loggiato-belvedere detto la Lòsa, appartenente al cinquecentesco palazzo dei Carlotti-Pompei. Appena fuori del centro storico, verso Torri, abbiamo la villa Becelli-Albertini, ricostruita agli inizi del secolo scorso inglobando un precedente palazzo signorile del ‘500 su progetto dell’architetto Ronzani, il quale fu pure l’ideatore del parco, ricco di alberi secolari. Qui, l’11 giugno 1848, il re del Piemonte Carlo Alberto ricevette la delegazione lombarda guidata da Gabrio Casati con l’atto di annessione della Lombardia al Piemonte. Continuando sulla strada Gardesana, in direzione di Torri, poco prima di S.Vigilio troviamo la villa Carlotti-Canossa (sec. XVIII.XIX), in località Scaveàghe, sorta su un antico insediamento romano, riparata a nord dall’imponente muraglia del monte Luppia, dove si notano le macchie sempreverdi dei lecci. Questa dimora fu testimone del travagliato amore fra il poeta Gabriele d’Annunzio e la marchesa Alessandra di Rudinì, vedova del marchese Marcello Carlotti, proprietario della villa.

ATTRAZIONI

Tra le attrazioni folcloristiche è da ricordare il “palio delle contrade“, che vede come protagoniste le gòndole piàne, le tipiche imbarcazioni da pesca, che il giorno dell’Assunta, il 15 agosto, rappresentano le contrade del paese in una gara che si disputa nello specchio d’acqua antistante il paese. A Garda esiste pure una maschera locale, il “Gran Magna Aole“, affiancato da maschere minori che ricordano personaggi illustri del paese, come la regina Adelaide e il re Ottone, eletti dalla popolazione qualche tempo prima dello scadere del carnevale.

Garda

La penisola di San Vigilio è senza dubbio uno dei posti più incantevoli del lago e qui, agli inizi del XVI secolo, il nobile Agostino Brenzoni fece costruire – su disegno del Sammicheli –  una villa circondata da un meraviglioso parco adorno di statue antiche; annessa a questa costruzione è una piccola serra di agrumi, mentre nelle vicinanze si stende uno splendido oliveto che si perde nella boscaglia che ricopre le ultime propaggini del Baldo. Di pertinenza della villa è la piccola chiesa dedicata a San Vigilio, le cui forme attuali risalgono al ‘500. Ad aumentare il fascino storico del luogo, sembra che qui sia nato – come ricorda un’iscrizione latina in un cortiletto di fronte alla chiesetta – il Pisanello, un grande pittore del  XV secolo. In ogni caso a San Vigilio soggiornarono personaggi illustri, quali, per citarne solo alcuni, l’Aretino – amico di Agostino Brenzoni -, Maria Luisa d’Austria, lo zar Alessandro II e, in tempi a noi più vicini, Wiston Churchill, Laurence Oliver, il principe Carlo d’Inghilterra e il re Juan Carlos di Borbone. A monte di San Vigilio si stendono i boschi, inframmezzati da radure, dell’omonimo  Parco Naturale, con una vegetazione di tipo submediterraneo (fillirea, euforbia, leccio, scotano) e la presenza di grandi liscioni glaciali incisi in epoca preistorica.

Le incisioni rupestri del Garda
Le incisioni rupestri del lago di Garda, segnalate per la prima volta nel 1964, sono concentrate soprattutto nel comune di Torri, con gli esempi più significativi a monte di San Vigilio. Fino ad oggi sono state catalogate più di 250 rocce incise, con almeno 3.000 raffigurazioni, risalenti, le più antiche, all’età del Bronzo (II mill.a.C.), ed altre attribuite ad età successive, costituendo una specie di archivio all’aperto, in gran parte ancora da scoprire e da valorizzare. Tale complesso di arte rupestre, reso possibile dalla presenza dei liscioni, rocce modellate dai ghiacciai, presenta in genere raffigurazioni di grandi dimensioni ed eseguite quasi esclusivamente con la tecnica della martellinatura: rappresentano figure umane stilizzate, cavalieri, animali, croci, coppelle isolate o disposte secondo ordini geometrici, cerchi (i cosiddetti “simboli solari”) e figure geometriche varie, fra cui il gioco del filetto (merlèr). Tra le rocce incise più interessanti ricordiamo quelle delle “Griselle” e dei “Cavalieri“, nella zona di Brancolino, nei pressi di San Vigilio, con raffigurazioni di armi fatte risalire all’età del Bronzo. Particolarmente significativa  è la “Pietra di Castelletto”, ora collocata nell’edificio comunale di Brenzone, letteralmente coperta di asce dello stesso periodo. Per quanto riguarda l?origine di tale arte, l’opinione più accreditata è che gli autori siano stati cacciatori e pastori che transitavano nella zona, oltre a cercatori di metalli e di selce.