FLORA E FAUNA

Complessivamente le specie ittiche presenti nel Benaco sono una trentina e tra tutte è da ricordare il carpione (Salmo trutta carpio L.), un salmonide planctofago ed endemico del Garda, ormai raro, soprattutto – secondo alcuni – per la concorrenza con un altro salmonide, il coregone lavarello (Coregonus “forma hybrida”). Rara è pure la trota lacustre (Salmo trutta L.), che può raggiungere misure eccezionali – fino a 15 Kg di peso -. Molto diffusi i ciprinidi, quali il cavedano (Leuciscus cephalus cabeda Risso), la scardola (Scardinius erythrophthalmus L.), il barbo (Barbus barbus plebejus V.) la carpa (Cyprinus carpio L.) e la tinca (Tinca tinca L.), mentre ultimamente è fortemente diminuita la consistenza dei banchi di alborelle (Alburnus alburnus alborella De Filippi). Tra i pesci plantofagi uno dei più comuni, e fino a non molti anni fa alla base dell’economia dei pescatori gardesani, è l’alosa (Alosa fallax lacustris Fatio); abbastanza comune è anche l’anguilla (Anguilla anguilla L.), che un tempo risaliva le acque del Mincio ma che ora, dopo la costruzione delle due dighe di Salionze e di Governolo su questo fiume, è immessa artificialmente. Non mancano i voraci lucci (Esox lucius L.), i pesci persici (Perca fluviatilis L.), le bottatrici (Lota lota L.), di aspetto sgraziato ma dalle carni squisite, e gli scazzoni (Cottus gobio L.), che si nascondono fra i sassi vicino alle rive, ed altri. In complesso, però, negli ultimi anni la fauna ittica è stata fortemente danneggiata da processi di eutrofizzazione dovuti all’inquinamento.

L’ambiente che annovera le specie di maggior interesse faunistico è quello montano, dove sono presenti vertebrati sostanzialmente tipici di tutte le Prealpi. Tra gli anfibi troviamo la salamandra pezzata, alcune specie di tritoni, in stagni freschi e limpidi, l’ululone dal ventre giallo, il rospo comune, la comune raganella e varie specie appartenenti al genere Rana. Fino a quote poco elevate possiamo imbatterci in ramarri e lucertole muraiole, mentre nella zona alpina è possibile vedere la lucertola di montagna; abbastanza comune è l’innocuo orbettino. Tra i serpenti si riconoscono il biacco, nella sua variante melanica, il colubro d’Esculapio, che può raggiungere i due metri di lunghezza, e la biscia del collare, un buon nuotatore che è facile vedere anche nelle acque del lago; abbastanza frequenti sono due specie velenose, come la vipera comune e il marasso. Negli ultimi anni si è registrato un aumento considerevole delle varietà di uccelli presenti sul Garda, soprattutto acquatici. Nel lago aperto amano volteggiare il gabbiano comune e quello reale (Larus argentatus) e parecchie specie tuffatrici (cormorani, svassi e tuffetti); abbondanti, soprattutto nei canneti del Basso lago, sono folaghe e anatre. Il rapace che più frequentemente si vede volare sulla superficie del lago è il nibbio bruno. Tra i falconidi sono presenti anche il gheppio, la poiana e l’aquila reale (Aquila chrysaetos). Numerosi i piccoli uccelli del bosco, come verzellini, verdoni, tordi, fringuelli, merli, storni, cinciallegre, beccafichi, capinere e infine vari zigoli, tutti di passo autunnale, come pure la beccaccia, dal piumaggio perfettamente mimetico; non mancano cuculi, ghiandaie e upupe. Nei boschi ad alta quota si può ancora sentire il picchio rosso maggiore; molto comuni sono i passeriformi, come il codirosso, la passera scopaiola, il pettirosso e, nelle peccete, il crociere e la cincia dal ciuffo. Per quanto riguarda le specie sedentarie abbiamo il gallo forcello e il superbo e raro gallo cedrone, presente solo nella selva di Bollone, sulla costa occidentale; visibile solo nei boschi del Parco Alto Garda Bresciano è anche la coturnice. Tra la fauna montana, possiamo incontrare il camoscio, lo stambecco – alle pendici del Tombea – e la simpatica marmotta, introdotti recentemente. Tra gli ungulati, alle quote più basse non è difficile imbattersi in qualche capriolo, mentre un grosso branco di daini è presente nella riserva “dei Cervi”, a Prada, sul monte Baldo. Si trovano inoltre lepri, scoiattoli, ghiri e moscardini, mentre tra gli insettivori ricordiamo il toporagno, la talpa e il riccio. Tra i carnivori diffusa è la volpe, come pure molto frequenti sono la donnola e la faina; molto rara è invece la martora. Non mancano infine i tassi.

IL CLIMA E LA VEGETAZIONE

La massa d’acqua del lago – corrispondente ad un volume di circa 49 kmc – contribuisce in maniera determinante a mitigare il clima della regione benacense, che si può considerare di tipo submediterraneo. Sul Garda le estati  sono generalmente siccitose, con temporali violenti soprattutto in agosto; anche l’inverno, che presenta raramente condizioni di gelo, è abbastanza asciutto, mentre eccezionale è la nebbia che interessa per lo più il basso lago. Ad accrescere l’interesse del bacino lacustre gardesano contribuisce pure la grande varietà di vegetali, originati dai più diversi ambienti climatici, che qui hanno trovato delle nicchie dove vivere, rappresentando quel particolare ambito – detto Insubria, dal nome di un popolo di origine celtica, gli Insubri, che qui si insediarono nel V sec. a.C. – che i botanici hanno riconosciuto alla fascia dei laghi prealpini italiani. Risalendo il versante del monte Baldo, attraversiamo tutta una successione di fasce vegetali corrispondenti a quelle che si trovano spostandosi in latitudine: infatti dagli olivi lungo la costa, accompagnati da specie termofile, dei climi steppici e dei climi caldo umidi (astragali, artemisie, cisti, terebinti, tassi, lauri e, particolarmente significativi, i lecci, querce sempreverdi che coprono soprattutto gli ambienti rupestri più riparati dal freddo, a San Vigilio e a nord di Malcesine soprattutto), passiamo alla zona dell’ostrieto, il tipico bosco della fascia mediana, fra i 400 e gli 800 metri, con la presenza di roverelle, carpini neri e frassini ornielli; nei luoghi più umidi, sui 500-700 metri, vengono coltivati i castagni. Quindi abbiamo una fascia di latifoglie, con i carpini, i noccioli, i frassini, gli aceri e i sorbi, tra i quali si insinuano i primi faggi, che hanno il loro habitat ideale tra i 1000 e i 1200 metri. Agli stessi livelli del faggio o più in alto si trovano associazioni di abeti rossi e, più rare, di abeti bianchi. Attorno ai 1700 metri iniziano a crescere i mughi, aghifoglie ad andamento strisciante sul terreno, e alla stessa quota, con i folti tappeti di rododendri e i fiori di montagna, comincia l’ambiente alpino vero e proprio. La presenza di molte specie vegetali endemiche – dai carici, agli anemoni, alle sassifraghe, alle ranuncolacee, ecc.- ha fatto si che fin dall’antichità il monte Baldo fosse celebrato dalla letteratura botanica, tanto da essere citato come hortus Italiae. Sulla sponda dell’alto Garda bresciano, la successione floristica, dal piano basale a quello montano, ricalca sostanzialmente quella della costa veronese, anche se condizionata dalla minore altezza (m 1975 del monte Tremalzo) e dalla conformazione del paesaggio, caratterizzato da scogliere ripide e intersecate da profonde forre. Durante il periodo seguito all’ultima glaciazione, nelle zone pianeggianti a sud e tra le morene del Garda si stendevano foreste di querce, carpini bianchi e frassini. Ora però i boschi planiziali si possono trovare solo in ambienti limite, o troppo umidi o troppo secchi, non adatti alle colture; un significativo frammento boschivo di foresta originaria planiziale è il Bosco Fontana, nei pressi di Mantova, che presenta un assetto presumibilmente analogo a quello originario. Sulle colline moreniche, le originarie formazioni boschive a roverella e rovere ora sono presenti solo sui versanti più ripidi ed esposti a nord. Nell’arco meridionale del lago, la vegetazione rivierasca è costituita da canneti, purtroppo sempre più minacciati dall’antropizzazione delle rive.