Fino all’ultimo dopoguerra, la pesca è stata assieme all’olivicoltura la principale fonte di sostentamento delle popolazioni rivierasche del Garda. A partire dagli anni ’60, con l’avvento del turismo che offriva redditi più sicuri, si iniziò l’esodo da tale professione: ora i pescatori professionisti sono poco più di un centinaio su tutto il lago e il centro che ha conservato ancora una spiccata fisionomia peschereccia è Garda, dove si trova una delle ultime due cooperative del settore; l’altra è a Peschiera.

Il pesce che costituiva la base dell’economia peschereccia era l’alosa, meglio conosciuta come sardina, un tempo pescata con grandi reti a catino, come il remàt – raggiungeva anche i 400 metri di lunghezza e i 40 di altezza – ed ora con le più semplici reti da posta. Questo pesce ama riprodursi nella tarda primavera su fondali formati da sabbia e ghiaia minuta, e tra le zone che predilige rientra la secca del Vò, un monte subacqueo posto a circa 4 km dalla costa di Bardolino. Sul bordo di questa secca prosperano molte alghe: è l’ambiente ideale per tinche e lucci, pesci diffusi soprattutto nella parte meridionale del lago. Una rete derivata dal remàt, ma di dimensioni minori e maglia più ridotta, è il remattino, ancora adesso impiegato per le alborelle (le àole) fuori fregola; nella tarda primavera e in estate, invece, al tempo della riproduzione, le alborelle vengono catturate circondando il banco nei pressi della costa, all’imbrunire, con una striscia di tela alta 80 cm e lunga 20-25 metri, per poi inserire una rete conica – un bertovello – dove il mattino successivo, compiuto l’atto amoroso, il pesce finisce per incappare.

Il pesce più famoso del Garda è senz’altro il carpione, che si riproduce a grandi profondità nel braccio settentrionale del lago, su un “letto” di ghiaia pulitissima e percorso da correnti fredde. Un tempo era catturato con reti a strascico, mentre ora molte catture vengono fatte con la tirlindana costituita da una catenella di ottone, o da un filo di nylon, terminante con una lata che simula un’alborella e un ancoretto e trainata da una barca. Sempre più rara è la trota lacustre, che per la riproduzione ha scelto l’ultimo tratto dell’immissario – il Sarca: veniva pescata con trappole di vario tipo. Un pesce particolarmente ricercato fin dall’antichità è l’anguilla, per lo più fatta irretire in capaci reti coniche. Infine abbastanza diffusi sono i ciprinidi, come cavedani e scardole, ma questi pesci non sono oggetto di una pesca specifica, dato il loro basso costo di mercato; invece, presente nel lago di Garda dagli inizi di questo secolo, il coregone lavarello ha trovato in queste acque un habitat a lui congeniale, costituendo così una preda importante sotto il profilo economico per i pescatori rimasti.